E' una disciplina specialistica della medicina veterinaria che si occupa del comportamento e del benessere animale. Prende in considerazione la relazione tra animale e proprietario, le caratteristiche comportamentali del paziente, l'iter diagnostico e il trattamento comportamentale.
Problemi clinici, gestione scorretta o alterazioni del benessere dell'animale sono alcuni degli aspetti che possono causare disturbi del comportamento, disturbi che possono portare ad un peggioramento della qualità della vita dell'animale e del suo proprietario.
La medicina comportamentale prende in esame l'intero organismo: il corpo e la mente.
E' importante saper distinguere se un disturbo comportamentale sia responsabile di una patologia organica oppure se ne sia la conseguenza. Inoltre è fondamentale riconoscere se si è in presenza di una patologia oppure esclusivamente di un “comportamento problema” che disturba il proprietario, ma che fa parte del corretto repertorio comportamentale della specie.
La gestione dell'animale assume spesso un ruolo importante nell'insorgenza dei problemi comportamentali, ma non ne è l'unica causa.
In alcuni casi, anche con una gestione adeguata, l'animale può presentare segni comportamentali “anormali” e, spesso, il proprietario non è preparato ad affrontare un tale problema.
Il Medico Veterinario competente in Medicina Comportamentale è un medico e ha la responsabilità della cura del paziente, ha la capacità di diagnosticare le anomalie del comportamento attraverso la valutazione di eventuali cause organiche e l'analisi delle diagnosi differenziali per poter impostare la terapia più appropriata.
Di seguito verranno elencate alcuni tra i principali disturbi comportamentali.
I cani sono animali sociali e includono nel loro gruppo la famiglia umana.
A volte un individuo prova difficoltà nell'essere separato da un componente del suo gruppo: lo stress da separazione può presentarsi con una varietà di segni comportamentali che possono venire indotti da diversi fattori come ansia, paura, stress, noia, frustrazione e panico.
Un cane che non riesce a stare solo in casa sta soffrendo ed i comportamenti che manifesta non sono “dispetti”; sarà importante occuparsi del problema per aiutarlo a vivere meglio i suoi momenti di solitudine.
Anche se la solitudine non è una situazione naturale per il cane, ciò non significa che, adottandolo, non si potrà più andare a cena, al cinema, in ufficio. Si potrà farlo abituando il cane ad accettare questa condizione.
Le manifestazioni di disagio legate alla separazione compromettono il benessere psico fisico dell'animale e spesso determinano nel proprietario condizioni di difficoltà sia nella gestione delle proprie assenze sia, spesso, nelle relazioni con i vicini di casa.
Lo stress negativo provato da un individuo quando è separato da un membro del suo gruppo determina uno stato ansioso e l'insieme di comportamenti conseguenti può essere raccolto sotto l'espressione “ansia da separazione”.
Una tale sindrome non è presente esclusivamente nel cane, ma si riscontra in numerose altre specie: gatti, maiali, volatili, pecore, cavalli.
L'ansia da separazione può comparire in diversi momenti della vita del cane: in alcuni casi può essere osservata già nei cuccioli oppure negli adulti in seguito a cambiamenti del nucleo familiare o in cani anziani in seguito ad un decadimento cognitivo. A volte le manifestazioni compaiono dopo che il proprietario è rimasto per molti giorni insieme al proprio animale senza mai allontanarsi.
Il disturbo compare in modo incostante e spesso la presenza di un altro cane non risolve il problema.
Quando un gatto o un cane reagiscono con aggressività le motivazioni possono essere varie, ma molto spesso un tale comportamento esprime un disagio dell'animale.
Un cane che ringhia se ci si avvicina alla sua ciotola o che reagisce alle manipolazioni, un gatto che non sopporta le carezze o che in certe situazioni diventa aggressivo indicano un problema. La paura, l'ansia o altri fattori stressanti possono dare origine ad una reazione aggressiva che potrebbe essere scatenata anche da dolore fisico o problemi ormonali. Una corretta diagnosi e l'identificazione della cause permetteranno di aiutare l'animale.
L'aggressività è un comportamento adattativo: se viene utilizzata in modo appropriato permette all'individuo di accedere a determinate risorse ed a ottenere un maggior successo nella riproduzione. Essa fa parte del repertorio comportamentale di ogni specie e può essere considerata una forma di comunicazione.
In un animale sociale e cooperativo come il cane, l'aggressività è comunque raramente usata come prima scelta e verrà messa in atto quando ogni altro tipo di comunicazione sarà fallito.
Il comportamento aggressivo può diventare inappropriato e patologico quando il soggetto incontra delle difficoltà nell'adattarsi e nell'interagire con l'ambiente che lo circonda, sociale e fisico.
Se l'animale percepisce pericoli che non esistono o non è in grado di modificare la propria risposta comportamentale in seguito alla scomparsa di un'eventuale minaccia, si va incontro ad una situazione rischiosa.
Cani che presentano un comportamento aggressivo inappropriato o fuori contesto non sono soltanto cani “maleducati” o cani “cattivi”, ma spesso sono animali clinicamente anormali e come tali devono essere trattati.
L'aggressività felina ha una minor incidenza rispetto a quella del cane, ma è causa di scarso benessere con conseguente rischio di abbandono dell'animale. Essa rappresenta la manifestazione di uno stato emotivo dell'animale e spesso le cause sono multifattoriali.
Le risposte comportamentali legate alla paura e allo stress sono essenzialmente normali e consentono all'animale di adattarsi alle variazioni che avvengono nell'ambiente che lo circonda. Tutto ciò che non si conosce può rappresentare un pericolo e fare paura: una buona socializzazione rappresenta un'utile prevenzione al problema.
Sarà importante permettere al proprio cucciolo o gattino di prendere gradualmente contatto con una vasta varietà di stimoli che saranno presenti nell'ambiente che farà parte della loro vita.
In alcuni casi la paura non è una condizione normale e il manifestare timore verso le persone, verso gli altri cani o in presenza di temporali o fuochi artificiali evidenzia la presenza di un problema.
Un animale pauroso può diventare aggressivo oppure cercare di evitare lo stimolo che teme nascondendosi: non è una condizione di benessere e l'animale non sta bene. Cercare di identificare le cause e curare paure e fobie (paure eccessive, improvvise e profonde) è importante per aiutare il proprio cane o il proprio gatto.
La risposta comportamentale di un animale ad uno stimolo che induce paura è influenzata da diversi fattori legati a comportamenti della specie, a esperienze vissute durante lo sviluppo, alla reattività del singolo soggetto e all'apprendimento avvenuto in precedenza in situazioni simili.
La paura rappresenta un problema quando diventa “anormale” e quando il comportamento esibito non aiuta l'animale a sottrarsi allo stimolo che teme.
Spesso i proprietari sono meno propensi a parlare con il veterinario di questo problema, forse perché è opinione diffusa che i felini siano creature più autonome rispetto ai cani e che sia più difficile controllarli adeguatamente oppure perché l'aggressività del proprio gatto verso estranei o verso il veterinario curante viene considerata normale.
A volte il comportamento aggressivo del gatto viene rivolto verso i membri della famiglia o verso altri animali di casa con un conseguente disagio del nucleo familiare.
L'aggressività verso i gatti del vicinato è un ulteriore problema per chi ha la possibilità di far uscire il proprio animale: non sempre il felino esce vincitore dalle lotte con conseguenti lesioni da curare.
L'aggressività nei confronti delle persone non deve essere sottovalutata in quanto le ferite causate dai gatti, soprattutto nelle persone più fragili come bambini o anziani, possono essere fonte di problemi.
E' importante considerare il fatto che il gatto tende ad evitare lo scontro fisico (in natura è un cacciatore solitario e non può fare affidamento su altri felini) e utilizza tutta una serie di posture, espressioni facciali e vocalizzazioni per esprimere tensione senza arrivare al combattimento che potrebbe mettere a rischio la propria vita.
Lo sviluppo comportamentale del gattino sembra giochi un ruolo fondamentale nella prevenzione dell'aggressività: l'assenza della mamma è un fattore determinante, così come la poca socializzazione con le persone e la scarsa manipolazione.
Fattori stressanti o lo stato di salute possono abbassare la soglia della reazione aggressiva: il dolore, le patologie del sistema nervoso centrale, le alterazioni di alcuni ormoni possono essere causa di comportamento aggressivo.
Componenti emotive come la paura, l'ansia e la frustrazione, o il comportamento predatorio, rappresentano le cause più comuni di un attacco verso le persone.
Gli attacchi ad altri gatti, sia nella stessa casa che all'esterno, rappresentano un'altra espressione dell'aggressività felina.
L'invecchiamento non è una malattia, ma le modificazioni dell'organismo nel corso degli anni portano ad una minore capacità dell'animale ad affrontare le situazioni stressanti legate alla presenza di malattie e ai cambiamenti dell'ambiente che li circonda. Tutto ciò può determinare alterazioni fisiche e comportamentali che potrebbero portare ad un deterioramento della relazione con il proprietario.
Negli ultimi 20 anni l'età degli animali è aumentata di circa il 15% .
Un gatto di 10 anni è ritenuto di mezza età, mentre un soggetto viene definito”geriatrico” dai 15 anni. A volte, già verso i 7-8 anni si può osservare un declino cognitivo e fisico. Nel cane la vita media è di circa 13 anni, ma si osservano notevoli differenze legate alla taglia (i cani di piccola taglia sono più longevi).
Il gatto, abitualmente, si adatta bene alla nuova situazione legata all'incremento dell'età. A volte, però, compaiono alterazioni comportamentali che rendono la convivenza difficile: vocalizzazioni durante la notte, aggressioni, eliminazioni di urine al di fuori della cassettina, disorientamento.
Anche i cani anziani possono manifestare segni comportamentali quali modificazioni delle interazioni sociali, reazioni di paura o di aggressività, agitazione notturna, attività fisica aumentata e/o diminuita, disorientamento. Come gli esseri umani, anche gli animali possono essere colpiti da disfunzione cognitiva, malattia neurodegenerativa caratterizzata da un declino dell'attività cognitiva con riduzione della memoria.
Per aiutare i nostri compagni di vita ad invecchiare nel migliore dei modi sarà importante attuare delle strategie preventive che coinvolgono sia l'ambiente sia la sfera nutrizionale. L'azione sull'ambiente avrà l'obiettivo di stimolare l'attività fisica e cognitiva, mentre l'intervento dietetico si baserà su un'alimentazione equilibrata carente di grassi saturi. Sarà importante non attribuire la comparsa di comportamenti anomali solo all'avanzare dell'età, ma andare a fondo del problema per favorire una vita gradevole e serena anche a chi non è più nel fiore degli anni.
Un cucciolo che sporca in casa può essere educato a non farlo, ma risulta abbastanza impossibile evitare completamente un tale comportamento nei primi mesi di vita. Un gattino, di solito, impara spontaneamente a usare la cassettina, ad eccezione di situazioni particolari.
Lo sporcare in casa da parte di un adulto, sia cane che gatto, rappresenta un disturbo ed è sintomo di disagio fisico o psichico. Non si tratta di “dispetti”, ma è un segnale che indica quanto l'animale non stia bene.
Esistono condizioni particolari in cui un gatto adulto può presentare problemi di eliminazione inappropriata rappresentata sia dalla deposizione normale di urine e feci in luoghi impropri sia dall'eliminazione in un luogo o su un substrato diverso da quello abituale messo a disposizione dal proprietario. In alcuni casi il gatto può deporre urine e feci in zone particolari con un tipico atteggiamento di marcatura. Le cause di simili comportamenti sono varie, dall'avversione per la lettiera ad uno stato ansioso sottostante.
Nel caso del cane lo sporcare in casa può rappresentare una delle manifestazioni di ansia legate all'incapacità di rimanere soli.
Sarà importante valutare ogni situazione, prendendo in considerazione i diversi disturbi comportamentali senza dimenticare le eventuali cause cliniche concomitanti o scatenanti.
INSEGUIRSI LA CODA, LECCARSI LE ZAMPE O UN'ALTRA PARTE DEL CORPO, FISSARE LE OMBRE, ESEGUIRE MOVIMENTI RIPETITIVI
A volte l'animale esegue comportamenti ripetitivi, fuori dal loro contesto naturale, esagerati in intensità e durata. Questi comportamenti esprimono un disagio psico-fisico.
Alcuni di questi comportamenti possono portare alla formazione di ulcere e piaghe. Spesso, in questi casi, il problema è sia clinico che comportamentale e necessita di un intervento associato per poter essere risolto.
I comportamenti indicati vengono classificati come compulsivi, sembrano non avere alcuno scopo, ma l'animale li esegue ugualmente spesso in seguito ad una condizione di disagio a cui non può sottrarsi. Alcune razze sembrano più predisposte, ad esempio il Dobermann che tende a “succhiarsi il fianco” o il Siamese che “mangia la lana”.
Gran parte di questi disturbi è legata allo stile di vita, alla gestione dell'animale, all'impossibilità di esprimere i normali comportamenti della specie o a condizioni di ansia e paura.